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Udine e i borghi del Friuli-Venezia Giulia, terra di confine e di incontri

Il Friuli Venezia Giulia è, da sempre, una terra di confine, fatta di incontri e scontri che hanno contribuito in modo indelebile a plasmare la sua unicità. Qui si incontrano testimonianze delle culture mediterranee e germaniche, città veneziane, asburgiche e slave, in un paesaggio fatto di vette dolomitiche, boschi, aridi altipiani e spiagge sabbiose.Il nostro itinerario di una settimana si svolge tra Udine e i suoi borghi, per scoprire la rinascita della civiltà dopo la caduta dell’Impero Romano e, tra cattedrali romaniche e trionfi rococò, giungeremo alla costruzione dell’Europa contemporanea, nata dalla tragedia delle due guerre mondiali e dalle speranze dell’Unione Europea.

I primi due giorni sono dedicati alla capitale storica del Friuli. Una visita dovrebbe cominciare dal Museo Archeologico, per conoscere i reperti celtici, romani e longobardi, giungendo sino al tempo dei Patriarchi, i vescovi principi che, nel Medioevo, garantirono a questo territorio commerci e ricchezza, mentre gli altri stati conoscevano fame e carestie. Stupendi sono i gioielli d’ambra del Baltico, che venivano scambiati qui, tra le Alpi e l’Adriatico, sulla rotta che portava al bacino danubiano.

Proseguiamo poi verso la cattedrale, la cui architettura, non ancora gotica, custodisce all’interno l’apoteosi dell’arte barocca: nel 1706, infatti, su commissione dei Manin, Domenico Rossi stravolse gli interni della chiesa, abbassando la navata centrale, innalzando quelle laterali e, soprattutto, chiamando Giambattista Tiepolo che, in soli 10 giorni, affrescò angeli brillanti e vivaci, con ali di stucco che paiono uscire dalla cappella.

Non lontano, al Palazzo Patriarcale, il giovane Tiepolo dipinse ancora i protagonisti della Bibbia, vestendoli come ricchi signori, con stoffe sfarzose e immergendoli in cieli luminosi: l’“Olimpo dell’Apparenza” come disse Nietzsche o, più realisticamente, “l’ultimo soffio di felicità in Europa” come disse Roberto Calasso parlando del pittore, prima che la furia della Rivoluzione Francese distruggesse, nel Vecchio Continente, la joie de vivre.

E ancora, a proposito di fasti veneziani, fermiamoci in Piazza della Libertà, la più bella piazza della Serenissima sulla terraferma, sede municipale del ‘400, con delicate arcate e decorazioni a fasce.

La mattina del secondo giorno i più curiosi avranno ancora il tempo per visitare il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea presso “Casa Cavazzini”: un’abitazione medioevale, ristrutturata da Gae Aulenti, che custodisce opere di artisti italiani, dagli anni ‘30 agli anni ‘60, a cui si affiancano autori americani come Sol LeWitt, William de Kooning o Roy Lichtenstein. Per i più golosi, invece, si suggerisce una visita a Fagagna, a 40 km di distanza, in uno dei “borghi più belli d’Italia” per assaggiare il suo famoso formaggio.

Il terzo giorno, dunque, lasceremo Udine e, percorrendo 70 km, arriveremo tra i vigneti del Collio friuliano, dormendo a Oslavia.

La prima fermata, davvero obbligatoria, sarà Cividale, l’antica “Forum Iuli” (da cui il nome Friuli) fondata da Giulio Cesare e che poi, in età longobarda, assunse quello di “Civitas Austriae” (da cui Cividale), città d’Oriente, essendo divenuta il capoluogo del ducato orientale. Da qui, nel 568, Alboino iniziò la sua conquista verso Aquileia, Pavia e l’Italia centrale.

Roccaforte militare, Cividale si rivestì di una bellezza nuova, dove la tradizione artistica germanica si legò indissolubilmente ad elementi latini e bizantini: sulle chiese cristiane sbocciarono fiori di pietra che nessuno aveva mai visto, decori raffinatissimi ricoprirono nuovi gioielli, mentre pavoni incisi nel marmo facevano capolino tra i bassorilievi. Se l’idea di visitare un museo di arte cristiana, effettivamente, non sembra entusiasmante, qui vi ricrederete: l’“Altare di Rachtis”, blocco di pietra scolpito tra il 737 e 744, prenderà vita sotto i vostri occhi con i suoi antichi disegni, grazie a un sistema di luci a led.

Quindi, dopo aver visitato il Monastero di Santa Maria della Valle ed il Tempietto Longobardo, proseguiremo per le Valli del Natisone, abitate ancora oggi da Slavi integrati con la cultura friulana. Accederemo quindi alla Grotta di San Giovanni d’Antro, chiesa scolpita nella roccia, per scoprire l’antica leggenda di Teodolinda e, finalmente, andremo a riposare.

Il quarto giorno visiteremo Oslavia, sul confine con la Slovenia, conosciuta per l’Ossario dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, giungendo sino al Monastero di Kostanjevica. L’antico santuario (che custodisce, tra l’altro, le spoglie di sette membri della dinastia borbonica) fu gravemente danneggiato durante le battaglie dell’Isonzo e, dal 2018, è gemellato spiritualmente con la Chiesa Regina Pacis del Sacrario di Redipuglia.

Con una piccola deviazione, dunque, si arriverà a Gorizia, dominata dal castello millenario; pochi lo ricordano, ma l’ultimo vero confine d’Europa è crollato qui: il 1 maggio 2004, infatti, una folla immensa invase Piazza della Transalpina per celebrare l’ingresso della Slovenia nella UE, distruggendo il piccolo muro che, dal 1947, separava due mondi. È ancora con più gusto, quindi, che oggi possiamo assaggiare i piatti che narrano le diverse anime di questa terra: gnocchi di patate e susine, gulash, kaiserfleish (maiale affumicato con crauti e gnocchetti), gubana (pasta sfoglia ripiena di frutta candita), kugelhupf (panettone viennese) e tanto altro ancora.

Ma, prima di tornare nel nostro agriturismo, prenderemo un bicchiere di vino a Gradisca d’Isonzo (Gorizia è terra di 4 DOC!), passeggiando nel paese in cui convivono armoniosamente le architetture del Quattrocento Veneto, del Seicento Austriaco, dell’Ottocento Asburgico e del Novecento Italiano.

Il quinto giorno percorreremo 100 km, pernottando a San Daniele del Friuli.

La prima tappa sarà Spilimbergo, sulle sponde del Tagliamento, conosciuta per la sua scuola di mosaicisti che fa vivere l’antica arte musiva del territorio: siamo, d’altra parte, a pochi minuti da Aquileia e non lontano da Venezia, culla della tradizione del mosaico bizantino. Arriveremo quindi a San Daniele, conosciuta ovunque per il suo delizioso prosciutto. Eppure, se abbiamo un po’ di tempo, bisogna visitare almeno due luoghi: la Biblioteca Guarneniana, fondata nel 1466 da Guarniero d’Artegna affinché chiunque potesse studiare “nella stessa libreria e non altrove” (oggi, qui si custodiscono 12000 opere, tra cui rarissimi codici, incunaboli e libri riccamente miniati) e la chiesa di Sant’Antonio Abate, una tappa irrinunciabile tanto da esser soprannominata la “piccola Sistina del Friuli”, con il ciclo di affreschi rinascimentali più importante dell’intera regione, opera di Pellegrino da San Daniele che qui operò tra il 1497 ed il 1522.

Il sesto giorno, percorrendo 55 km, visiteremo Venzone e la vicina Gemona.

Venzone fu completamente distrutta dal terremoto del ‘76 e oggi è risorta tanto da essere stata nominata, nel 2017, “il Borgo dei Borghi”. I più curiosi non perderanno la cappella di San Michele, all’interno del duomo di Sant’Andrea, dove riposano le famose “mummie”, corpi del XIV e XIX secolo, miracolosamente intatti. A Gemona, il monumento più importante è il duomo di Santa Maria Assunta, al cui interno si trova un raro Vesperbild (“Pietà”) del ‘400 che ci fa percepire, ancora una volta, quanto il mondo nordico sia vicino.

L’ultimo giorno torneremo verso casa, facendo un’ultima sosta a Passariano. Visiteremo Villa Manin, la residenza dell’Ultimo Doge di Venezia, dove fu firmato, nel 1797, il trattato di Campoformido; vergando il suo nome accanto a quello del giovane generale Bonaparte, Ludovico Manin faceva morire la Repubblica di Venezia che, per oltre quattro secoli, aveva dominato il pianeta.

Fu la fine del mondo spensierato dipinto da Tiepolo, l’inizio dell’Europa contemporanea.

Eugenio Buffa di Perrero

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emanuele

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