Il Trentino Alto Adige racchiude, già nel suo lungo nome, un’identità fatta di diverse sfaccettature ed è una sorpresa scoprire che, la stessa regione, può essere chiamata ancora in due modi diversi. Venezia Tridentina, per chi vi scorse – soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale – una vasta unità regionale estesa a tutta l’Italia del Nord Est, con Trento come epicentro; ed ancora, Südtirol per gli Austriaci che invece, attraverso la catena alpina, collegavano quest’area al Tirolo settentrionale, con Innsbruck come capoluogo.
Con le Dolomiti in lontananza, partiamo per una settimana alla scoperta di città, paesi e castelli dove il Gotico Austriaco si fonde con il Rinascimento Italiano e dove è difficile definire realmente i confini.
Il nostro tour parte da Rovereto, anche per comprendere la storia più recente, quella del ‘900, con tutte le sue contraddizioni. Passeggiando nel centro medioevale, entriamo nella Casa Museo di Fortunato Depero. Questo dissacrante artista, nato nel 1892 sotto l’Impero Austroungarico, si unì presto al Movimento Futurista, desideroso di creare un nuovo mondo, audace e ribelle; merita soffermarsi sulla tela “Guerra=Festa”, del 1924: una scena vissuta realmente dal pittore che, arruolato nell’esercito, qui rappresenta, contro ogni aspettativa, il combattimento con una energia quasi gioiosa. Ma, per capire davvero il conflitto mondiale, è necessario entrare al Museo Storico della Guerra, ospitato nell’imponente castello, e dirigersi poi al Sacrario Militare di Castel Dante, dove sono custodite le spoglie di oltre 20.000 soldati.
Infine, per conoscere lo sguardo degli artisti sul mondo in cui viviamo oggi, visiteremo il MART, progettato da Mario Botta. Qui, nel 2002, è nato un centro espositivo di oltre 12.000 mq che, armonizzandosi con il tessuto urbano preesistente, rivela lo svolgimento dell’arte moderna e contemporanea, colmando quei dubbi che, spesso, rendono scettici anche i visitatori più esperti. Le opere, in continuo aggiornamento, dialogano tra loro in un percorso dove i Futuristi ci accompagnano ai nostri artisti odierni, come Pistoletto, Kiefer, Long e tanti altri.
Il giorno successivo faremo un’escursione a sud di Rovereto: ad appena 25 km, vicino al confine veneto, si trova il castello di Avio che, con i suoi numerosi secoli, riassume la storia più remota del territorio: su una via romana e poi longobarda, il maniero fu la residenza dei Principi Vescovi- alleati dell’Imperatore contro l’anarchia medioevale- poi della famiglia Castelbarco per poi divenire, nel 1441, dei Veneziani e successivamente degli Asburgo e…ancora dei Castelbarco e, nel ‘77, di proprietà del FAI!
La visita è anche un’ottima occasione per sostare in una cantina tra i vigneti circostanti. Catone il Vecchio, vissuto tra il III e II sec a.C., elogiava il vino “retico” prodotto dall’omonima popolazione, ed anche Plinio il Vecchio, nel I sec. d.C., citava una “…vite chiamata Enantio”, vitigno dell’odierno D.O.C. “Terradeiforti – Valdadige”.
Il terzo giorno percorreremo 85 km pernottando a Cavalese. La prima tappa sarà Trento, il cui nome è indissolubilmente legato al famoso concilio che si tenne dal 1545 al 1563. In questa città, cattolica e asburgica, a metà tra mondo latino e mondo germanico, si cercò una soluzione allo scisma che avrebbe diviso l’Europa. Ma quando le posizioni tra i Cattolici e i Protestanti divennero irrimediabilmente contrapposte, fu proprio all’interno del suo duomo che si concepì un’arte in grado di riconquistare i fedeli, seducendo poi il mondo intero: l’arte barocca.
Le nuove chiese di Roma, di Parigi, persino quelle dell’America Latina furono costruite seguendo le decisioni prese, anni prima, in questa piccola città. Il luogo più importante di Trento rimane il Castello del Buonconsiglio; oggi il sito è un museo che custodisce preziose collezioni d’arte ma, anticamente, fu la residenza dei Principi Vescovi fino all’invasione napoleonica, e poi, nel 1916, sede di processi e condanne degli Irredentisti.
Chi vorrà, invece, dare uno sguardo al futuro non può perdere il MUSE: il Museo delle Scienze che, su progetto di Renzo Piano, si sviluppa su cinque livelli, coprendo ogni disciplina scientifica, tra animali che fluttuano nel vuoto, suoni suggestivi e giochi di luce.
Nel pomeriggio, con l’auto, la tappa successiva sarà il parco di Segonzano, per ammirare un paesaggio fatto di creste e pinnacoli di pietra, alti fino a 20 metri. Questo panorama fu forgiato in milioni di anni dal lento scorrere dell’acqua e il giovane Albrecht Dürer, alla fine del XV secolo, fece questo cammino da Norimberga per giungere a Venezia, dedicando tre acquerelli alla Val di Cembra.
Il quarto giorno potremo visitare la Val di Fiemme o la Val di Fassa, pernottando ancora a Cavalese.
Nel XII secolo qui nacque una forma particolare di autogoverno, la “Magnifica Comunità della Val di Fiemme” che, ancora oggi, amministra il patrimonio boschivo circostante, tra cui la foresta di Paneveggio: è proprio con questo legno, dalle eccezionali caratteristiche acustiche, che si realizzano gli strumenti ad arco e a pizzico più pregiati.
In Val di Fassa ci fermeremo a Moena, famosa per il suo formaggio, e conosceremo la cultura ladina, di origine antichissima e con una componente linguistica non latina, dalle radici non ancora identificate con precisione.
Sono questi i luoghi ideali per immergersi nella natura. Anzi, perché non fare l’itinerario chiamato “Latemar.Panorama”? Come dice il nome, il percorso conduce ai migliori punti panoramici del Latemar, il gruppo montuoso situato tra Trento e Bolzano.
Il quinto giorno riprenderemo la macchina e, percorrendo 90 km, pernotteremo a Fortezza, il cui nome rivela già la maestosa piazzaforte asburgica.
La prima tappa sarà Bolzano, dove tutto è duplice; le lingue parlate: italiano e tedesco; i fiumi su cui sorge la città: Isarco e Talvera; lo stile dei palazzi: gotico e barocco.
Il centro della città è Piazza Walther, al cui centro si trova la statua, di fine ottocento, che rappresenta Walther der Volgelwide. Per la Germania, questi fu il massimo lirico del medioevo europeo. Eppure, dalla piazza, il poeta guarda verso l’Italia; e fu proprio per riprendere questa idea che i Trentini, negli anni della dominazione austriaca, realizzarono la statua dedicata Dante: i due monumenti, per il governo, avrebbero dovuto indicare la convivenza pacifica delle lingue italiana e tedesca in una terra da sempre poliglotta, ma le cose andarono diversamente…
Non dilunghiamoci troppo, dunque, su questi risvolti e proseguiamo il nostro viaggio tra castagneti, rupi e pascoli, arrivando sino al piccolo borgo di Chiusa all’Isarco, per una breve passeggiata tra palazzi merlati. Ripresa la macchina, arriveremo infine a Bressanone.
Qui cammineremo nel Mercato Vecchio e poi lungo la via dei Portici Maggiori, con case di stile nordico, concludendo con il “Palazzo dei Principi Vescovi”. I ricchissimi ambienti di rappresentanza oggi ospitano stupende opere di fede: sculture lignee del ‘400, presepi tirolesi, e persino suggestive pitture del XX secolo.
Dopo aver trascorso la notte a Fortezza, il giorno successivo, andremo all’Abbazia di Novacella, un “angolo di Paradiso” in terra: nel Medio Evo, infatti, i pellegrini che si dirigevano a Roma, dovevano attraversare faticosamente il Brennero; riposavano nella Valle dell’Isarco dove, tra frutteti e vigneti terrazzati, sorse questo convento. Eppure, ad appena 48 anni dalla sua fondazione, nel 1190, un incendio distrusse l’abbazia; tutto fu subito ricostruito ed, anzi, il luogo, severo come una fortezza, con il passare del tempo si ingentilì grazie alla pittura rinascimentale e alle delizie del rococò.
Dirigendosi poi a nord, dopo circa 33 km, i più curiosi visiteranno Castel Wolfsthurn, a Mareta.
Qui, nel 1727 il barone Franz von Sternbech, mecenate di Innsbruck innamorato dell’arte italiana, realizzò, in appena 15 anni, il castello dei suoi sogni tanto che questa è l’unica dimora barocca del Tirolo, ancora oggi ricchissima di preziosi arredi e abitata, nell’”Ala dei Cavalieri”, dai discendenti del barone.
L’ultima tappa della giornata sarà Vipiteno, cittadina dai bagliori medioevali, dominata dalla Torre delle Dodici, alta 46 metri. Non lontano si trova la chiesetta di Santo Spirito, con affreschi di Giovanni da Brunico, di tradizione giottesca: un piccolo gioiello che non può essere dimenticato.
L’ultimo giorno, prima di tornare a casa, andremo a Brunico, per visitare l’elegante borgo dai colori pastello. Giunti a Riopratino, prenderemo la funivia per raggiungere, ad oltre 2.200 metri, il Messner Mountain Museum Corones. Realizzato da Zaha Hadid nel 2015, il museo è dedicato all’alpinismo tradizionale ed è il più recente dei sei musei sulla montagna disseminati sul territorio atesino. Il panorama è unico e ci troviamo nel punto di intersezione delle tre culture altoatesine: la tedesca, la ladina e l’italiana.
Perché non è vero che le montagne segnano i confini; le montagne, anzi, uniscono gli uomini.
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