Il 28 ottobre 1956 a Roma moriva, a 90 anni, Suor Maria del Gesù.

Era entrata in convento con una semplice valigia di cartone verde nel 1939, abbandonando tutto ciò che la legava alla sua vita precedente.

Probabilmente le religiose ignoravano che, dietro quel velo, si celasse una delle donne più acclamate al mondo, richiesta dall’Imperatore d’Austria e dallo Zar, dalla Regina Margherita e da Isabella di Spagna. Prima della clausura, qualcuno l’aveva conosciuta come Contessa Quadrio de Maria Pontescalli, dal cognome del secondo marito e, precedentemente, era stata la Contessa Franchi Verney della Valletta, dal nome del primo consorte; all’anagrafe era Maddalena Maria Teresa Tua ma per tutti era, semplicemente, Teresina Tua, la più celebre violinista al mondo, ammirata da Verdi, da Joseph Joachim, da Wagner e da Liszt.

 

Nacque a Torino il 24 aprile 1866, come ricorda la lapide in Via San Massimo n.11, in una famiglia dignitosa ma non agiata.

Il padre, Antonio, da autodidatta le aveva insegnato i primi rudimenti di musica; nella seconda metà del XIX secolo, d’altronde, si suonava ovunque: c’erano balli e “café-chantant” e, prima dell’avvento del cinema, l’Opera attirava i ceti più diversi in un Paese che, da poco, aveva trovato finalmente un’unità politica.

Una sera, padre e figlia assistettero a “La Sonnambula” di Bellini e, il giorno dopo, la piccola ne eseguì a memoria le melodie principali, sbalordendo i genitori per il suo talento; nacque così un quartetto familiare, dove Teresina ebbe il ruolo di primo violino.

Iniziarono a suonare in giro per la città, poi in Liguria ed infine in Costa Azzurra. Lì, nel 1876, una donna misteriosa ascoltò la bimba e scrisse una lettera di presentazione a Joseph Massarat, professore di violino al Conservatorio di Parigi. Teresina fu ammessa nel prestigioso istituto dove, qualche anno prima, era entrato come studente anche Claude Debussy.

La vita nella capitale francese era entusiasmante ma costosa e, quando i risparmi della famiglia terminarono, Massarat si rivolse a dieci amici affinché la giovane potesse continuare la scuola

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Diplomata a 13 anni, subito si esibì sui più prestigiosi palchi italiani ed europei. A 16 anni, emozionata, suonò nella casa di Giuseppe Verdi, che si trovava a Genova. Nel 1887 le sue tournée giunsero negli Stati Uniti. Due anni più tardi si sposò con il conte Franchi-Verney della Valetta, compositore e critico musicale conosciuto al termine degli studi in Francia. Nel 1895, suonò in Russia, dove Nicola II le mise a disposizione un treno speciale, mentre il suo compagno di concerti, Sergej Rachmaninov, era sempre più invidioso. Nel 1898 arrivò persino in Siberia, prima violinista straniera in quelle regioni remote.

I successi furono costellati, in realtà, da profondi dolori: quando Teresina aveva appena 17 anni, la madre si tolse la vita. A pochi anni di matrimonio, vide morire i due figli ed infine, nel 1911, il marito spirò dopo una lunga malattia.

Eppure, e forse questo è il dono dei grandi artisti, Teresina fu in grado di trasformare le proprie sofferenze in energia vitale: la musica fu sempre il suo conforto e aiutò chi era in difficoltà con donazioni, borse di studio e concerti di beneficenza.

Ripreso il controllo della propria esistenza, nel 1913 si sposò con il conte Emilio Quadrio, trasferendosi a Sondrio e insegnando musica al Conservatorio di Milano. Due anni dopo diede l’ultimo concerto pubblico: lei, che a 19 anni aveva suonato all’Hoffburg di Vienna al cospetto di Francesco Giuseppe, si presentò al Politeama di Trieste, città ancora austriaca, indossando un abito con i colori della bandiera italiana. Consapevole di ciò che stava avvenendo, negli anni della guerra si prodigò come crocerossina all’ospedale militare di Torino, accogliendo a Sondrio i combattenti feriti al fronte, offrendo denaro a favore dei mutilati e degli orfani.

Alla morte del secondo marito, nel 1933, devolse tutto ciò che aveva in beneficenza: a Firenze acquistò un convento per le sorelle dell’Adorazione Perpetua, a Livorno donò una villa alle Benedettine; i sui gioielli finanziarono 12 borse di studio e gli abiti di scena furono utilizzati per adornare i paramenti sacri.

Il Conservatorio di Torino accolse i suoi strumenti musicali, tra cui il Gand Bernardel del 1879, l’antico Amati, che si riteneva del 1667, e lo Stradivari Mond del 1709.

I primi due violini, in realtà, oggi sono avvolti da un mistero: il Gand Bernardel scomparve nel 1988, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo, per riapparire all’improvviso in Germania nel 2010. Una perizia sull’Amati, il suo preferito, ne mise in dubbio l’autenticità tanto che lo strumento fu dichiarato privo di interesse; sembrò quasi che il nome della più famosa violinista del pianeta fosse destinato all’oblio.

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Ma la riconoscenza nei confronti di Teresina Tua è testimoniata, per fortuna, da tanti altri avvenimenti. Nel 2006 fu pubblicata la sua biografia, scritta da Anna Trombetta e Luca Bianchini, da cui sono tratte le notizie presenti in questo articolo; nel 2008 fu posta la lapide dagli Amici del Teatro Regio e, nel 2010, il Conservatorio di Milano le intitolò una borsa di studio per gli strumentisti ad arco; nel 2017 la compositrice Raffaella Portolese ritrovò proprio quella valigia verde con cui Teresina era entrata in convento: all’interno c’erano ancora le fotografie che la ritraevano all’apice del successo. Nel 2018, infine, lo Stradivari Mond è tornato a suonare grazie a Sergio Lamberto, primo violino nell’Orchestra Filarmonica di Torino, in una tourneé negli Stati Uniti: cinque esibizioni dedicate proprio a Teresina Tua.

Accoglienza del pubblico straordinaria, ça va sans dire…

Eugenio Buffa di Perrero