Tanti scrittori hanno definito l’Italia “giardino d’Europa” e noi, questa volta, andiamo a scoprire il “giardino d’Italia”: il cuore della Toscana, tra la Val d’ Elsa e la Val d’Orcia, dove colline di uliveti si alternano a boschi, orti e paesi costellati da cipressi.

Luoghi nati dalla mezzadria, che imponeva ai contadini di vivere stabilmente nei poderi per farli fruttare al massimo, poi abbandonati negli anni ‘50, quando in tanti preferirono la fabbrica ai campi.  Chi rimase si scontrò contro i piani regionali, che prevedevano viadotti lungo la statale Cassia e la creazione di una grande discarica; negli anni ‘90, la vittoria di questi ribelli fu sancita con la nascita del Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia, preservando definitivamente il patrimonio più prezioso, che appartiene a tutti: il paesaggio, che qui, intorno a Siena, è fatto di crete dai colori cangianti e grandi orizzonti.

Iniziamo il nostro viaggio partendo da Colle Val d’Elsa, la “città di cristallo”, conosciuta in tutto il mondo per i suoi laboratori artigiani. Il centro medioevale custodisce già sorprese del Rinascimento, come la chiesa di Sant’Agostino, con dipinti di Taddeo di Bartolo e Ridolfo del Ghirlandaio. Non lontano, all’estremità sud-occidentale del Chianti, si trova Monteriggioni, le cui mura impressionarono anche Dante, che le ricorda nel XXI canto dell’Inferno.

Il secondo giorno, percorreremo 75 km per visitare, insieme alla nostra guida, i due centri più conosciuti della zona: San Gimignano e Volterra. Le tredici torri di San Gimignano continuano a sfidare il tempo, ed anche i tre milioni di visitatori che ogni anno calpestano un centro storico lungo appena 900 m e largo 500. Ma, a differenza di altre città, San Gimignano ha saputo reinventarsi con coraggio, aprendosi all’arte contemporanea con installazioni che dialogano in una cornice antica, raddoppiando i musei civici e coltivando anche il preziosissimo zafferano; dal 2018, inoltre, ha riaperto la chiesa di San Lorenzo in Ponte, con affreschi trecenteschi e quattrocenteschi, realizzati dagli ultimi eredi della tradizione giottesca.

Volterra, che sorge sulle leggendarie necropoli etrusche, ci apparirà  con il suo possente profilo dopo 30 km. Una sosta al Museo Etrusco Guernacci è quasi obbligatoria, ma una visita inaspettata sarà quella a Palazzo Viti Incontri, con imponenti candelabri, preziosi tavolini e sensuali sculture realizzate in alabastro. La dimora deve il suo nome a Benedetto Viti, ricchissimo venditore di questa pietra dai riflessi lunari, che fu nominato persino visir grazie alla sua amicizia con il rajah di Luchnow; nel 1850 acquistò l’edificio del XVI secolo dalla famiglia Incontri e qui furono ospitati principi e re. Quando venivano in visita i cardinali, si aveva l’accortezza di coprire quadri ritenuti scabrosi, come la “Venere dormiente” di Puccinelli che oggi trionfa nel salotto rosso.

Il terzo giorno percorreremo 70 km, pernottando nel borgo del Castello di Gargonza, non lontano da Monte San Sovino. Ci fermeremo a Siena per visitare il duomo,  sintesi di arte medievale e moderna: dalla metà del XIII secolo, con il pulpito di Nicola Pisano, passeremo agli inizi del XVI secolo, con gli affreschi del Pinturicchio nella libreria Piccolomini, e approderemo al ‘600 con le sculture di Bernini. Ma il vero spettacolo è il pavimento marmoreo dove la storia della Salvezza si dipana in oltre 1300 metri quadrati di intarsi, scoperti per solo 40 giorni all’anno, quando viene rimosso il rivestimento protettivo.

Trascorreremo quindi le ultime tre notti nel cuore della Val d’Orcia, in paesi che affiorano tra un mare di verde.

Tra le tante visite da fare nei dintorni c’è Montepulciano, celebre per il suo vino e meno, ingiustamente, per la sua storia. Eppure, il duomo custodisce un pregevole trittico (1401) di Taddeo di Bartolo, il palazzo comunale, trecentesco e rimodellato da Michelozzo a metà del XV secolo, ricorda Palazzo Vecchio di Firenze, e ci sono edifici cinquecenteschi progettati da Antonio da Sangallo.  E anche qui si tiene un palio; certo, meno famoso di quello di Siena, ma senz’altro più curioso: è il “Bravìo” dove a correre non sono i cavalli, ma uomini chiamati “spingitori” che, l’ultima domenica di agosto, devono spingere, a mano, un barile di oltre 80 chili sulle tremende stradine di pietra. La competizione dura appena una decina di minuti, ma la preparazione, la festa e i divertimenti durano una settimana, tutta innaffiata dalle uve di Prugnolo Gentile, variante del Sangiovese.

Il quinto giorno, in appena 30 km, scopriremo i borghi di Montichiello, Castiglione d’Orcia, e la Rocca di Tentennano, la cui torre si erge su uno sperone roccioso nel cuore della valle.

Il giorno successivo sarà dedicato a Pienza “città nata da un pensiero d’amore, da un sogno di bellezza”, secondo Pascoli. Piazza Pio II ricorda Papa Piccolomini, umanista ammiratore di Mantegna che, nel 1462, fece sorgere qui una “città ideale” costruita secondo i canoni rinascimentali. Il palazzo ha un meraviglioso giardino rivolto alla vallata; il quartiere Castello è caratterizzato da nomi suggestivi (via dell’Amore, via del Bacio…) ma il luogo più magico è il Romitorio, sito rupestre scavato nel tufo, trasformato in eremo nel medioevo e rifugio di asceti sino al ‘700. Qui, sculture di sirene si alternano a quelle di madonne, tra sale e corridoi che ricordano il Santo Sepolcro: un luogo dove le suggestioni pagane si incontrano con quelle cristiane. Ma tutti i dintorni sono pervasi da una profonda spiritualità: d’altra parte siamo sulla Via Francigena e non lontano si trova l’abbazia benedettina di Sant’Antimo, dalle origini leggendarie.

E l’ultimo giorno? pensate di aver visto troppi borghi che, forse, alla fine si somigliano tutti? Allora fermatevi a Bagno Vignoni dove, al centro della  piazza, non c’è un duomo ma…una piscina termale cinquecentesca, lunga 49 metri, immortalata in tanti film.

Val d’Orcia e Val d’Elsa giardino d’Italia? No, molto di più!

eugenio buffa di perrero