Dopo una “quarantena” che, in realtà, si è protratta per ben più di quaranta giorni, abbiamo tutti voglia di luoghi inaspettati, acque cristalline e paesaggi selvaggi.

Tutti questi desideri sono racchiusi nella costa sud orientale della Sardegna,  il Sulcis Iglesiente,  chiamato in questo modo per il nome dall’antica città punica di Sulcis, oggi Sant’Antioco, e per Iglesias, la città a Nord Est di Cagliari.

Partiamo dunque da Cagliari, per un tour che durerà 7 giorni… o forse più!

Il capoluogo sardo è una città fatta di luce, di torri pisane, quartieri genovesi, con dettagli arabi e persino…svizzeri! Non ci credete? Prendete una meringa al caffé Tramer,  che deve il suo nome al commerciante che arrivò qui nell’Ottocento, in seguito a un accordo tra i Savoia ed il Canton Ticino.  E poi, passeggiamo lungo Viale Buoncammino per ammirare, dai bastioni cittadini, un panorama che va dal massiccio del Monte Arcosu alla Laguna di Santa Gilla.

Sosta, da fare insieme alla guida, è il Museo Archeologico, la cui collezione (già aperta al pubblico nel 1802) ha continuato ad arricchirsi sino ai giorni nostri.

Per una pausa gastronomica andiamo al mercato di San Benedetto e poi visitiamo l’antica cattedrale che custodisce l’eccezionale pulpito, oggi smembrato in due parti, di  Maestro Guglielmo. Quest’opera, scolpita tra il 1159 ed il 1162, fu  donata alla città  da Pisa nel 1312, quando Papa Clemente V concesse al re d’Aragona il Reame di Sardegna.

I più curiosi potranno ancora spingersi fuori città, per scoprire uno dei tesori più nascosti della regione:  Villa d’Orri, che ospitò i Savoia durante l’esilio napoleonico. Visitarla non è facile: i Marchesi di Villahermosa aprono le loro porte in rare occasioni (durante la manifestazione “Musei Aperti” o durante la processione di Sant’Efisio), ma il giardino esotico e gli interni ricchissimi, tra cui spicca il salotto cinese, possono rivaleggiare con le residenze reali più conosciute.

Il terzo giorno percorreremo circa 100 km dirigendoci ad est. Visiteremo il castello medioevale di Acquafredda,  i cui  ruderi si ergono sulle pendici vulcaniche del Cixerri: fu il castello del Conte Ugolino, il Pisano ricordato nella Divina Commedia che, in prigionia, si cibò dei suoi stessi figli. Insieme alla guida visiteremo poi il Parco di S’Ortu Mannu: tra gli ulivi secolari, spicca  “Sa Reina”, la Regina, con oltre 900 anni di vita. L’ultima tappa, prima di arrivare a Iglesias, sarà la “Grotta di Santa Barbara”, uno vero scrigno di stalattiti e stalagmiti.

Il quarto giorno, in compagnia della guida, visiteremo Iglesias, famosa per le antiche miniere d’argento, sfruttate già dai Romani e poi riattivate proprio dal Conte Ugolino. Il nome della città in spagnolo significa “chiese” e  non a caso: basta vedere la cattedrale di Santa Chiara, del XIII secolo, Madonna delle Grazie, la Chiesa del Collegio e San Francesco, in stile gotico-catalano,  e ancora i resti San Salvatore, di epoca bizantina.

Dopo una visita alla Galleria Pozzo Sella, eccezionale opera di ingegneria mineraria, avremo il tempo per rilassarci sulla costa, fatta di piccole spiagge e speroni che si affacciano su un mare che vira dal blu cobalto al verde smeraldo. Proprio grazie alla creazione del Parco Geominarario del 2001, la bellezza naturale è rimasta intatta. Da Cala Domestica,diversi sentieri permettono di scoprire i dintorni di quello che fu uno dei più ricchi distretti geologici italiani; a nord, si può attraversare il villaggio abbandonato di Plantu Sartu, famoso per i filoni metalliferi, arrivando in un paio d’ore a Bugerru, con le sue casette disposte a ventaglio sotto la montagna.

Il sentiero verso sud, che si percorre in oltre tre ore, è fatto di picchi a strapiombo sul mare e porta sul piccolo golfo dominato dal Pan di Zucchero, il più alto scoglio monolitico d’Europa, che oggi appare come un piccolo isolotto.

Il quinto giorno percorreremo 85 km, in un paesaggio fatto di siti minerari dismessi e testimonianze di antiche civiltà. Ci fermeremo a Carbonia, nata nel 1938 per alloggiare gli operai del vicino bacino carbonifero; proseguiremo poi verso Tratalias, borgo medioevale al cui centro si trova la cattedrale di Santa Maria di Montserrat, di architettura romanica.

E, non lontano, potremo visitare Nuraghe “Cuccu”, un edificio realizzato 4000 anni fa con giganteschi massi di origine vulcanica e, soprattutto, Montesassu -Villaperuccio, necropoli costruita circa 6000 anni fa in uno splendido anfiteatro naturale, uno dei siti archeologici più importanti di tutto il Mediterraneo.

Come sempre, faremo una sosta per degustare il “Carignano del Sulcis”, le cui viti crescono tra il sole e la brezza marina. L’origine del vitigno è ancora oggi sconosciuta: autoctono o introdotto dai Cartaginesi deve il suo  nome agli Spagnoli e, probabilmente, alla città aragonese di Carifiera; dal 1997 questo vino  ha ottenuto il riconoscimento  DOC: provatelo con il tradizionale agnello sardo!

Il sesto giorno sarà dedicato all’Isola di Sant’Antioco dove, grazie ai suoi stagni e alle saline, transitano ancora colonie di fenicotteri rosa. Tutta l’isola parla di ricchissimo passato ma, se non si vuole visitare il Museo o il “Tophet”, santuario funerario fenicio, c’è la possibilità di arrivare alla vicina Carloforte; questa isoletta  è  un vero pezzo di Liguria in terra sarda: alla fine del XVI secolo alcuni Genovesi, dopo tante peripezie lungo  il Mediterraneo, si stabilirono qui e, ancora oggi, il profumo della focaccia, le facciate delle case e i nomi delle vie sembrano stridere con il carattere dei Sardi.

Il settimo giorno ci fermeremo a Pula, per visitare il parco archeologico di Nora, ultima sosta prima di tornare a Cagliari. Anzi no, le soste da fare sono ancora tante: nei dintorni si trova la spiaggia de “su Guventeddu”, apprezzata dai surfisti, e ancora Santa Margherita, di sabbia fina, e tante altre piccole calette. Ecco, 7 giorni, forse, non bastano…

eugenio buffa di perrero