Il giro d’Italia passa per il Piemonte solo in due tappe: la seconda è la numero 20 (Alba – Sestriere), sabato 24 ottobre.

Ho letto e riletto più volte la concisa descrizione della tappa e conoscendo bene il percorso mi è venuto male soltanto al pensiero.

Ma questi non sono dei professionisti avvezzi a tutto, ma dei veri supereroi: perché già solo il dislivello da scalare è mostruoso! Si parla infatti di oltre cinquemila metri! E non bastava già il tappone alpino precedente con la salita allo Stelvio e la discesa sui Laghi di Cancano… dove le temperature, se va bene, saranno “solo” a zero gradi. Al colle dell’Agnello ci sono passato anch’io con gli alpini e i muli e faceva freddo già in piena estate, visto che siamo a poco meno dei tremila metri.

Per i comuni mortali non è possibile riuscire in una simile impresa e per di più in così poche ore, visto che si parte da Alba alle 10 del mattino…

Ma andiamo con ordine! Questa è la descrizione della tappa:

198 KM: Tappone alpino di oltre 5000 m di dislivello.

Dopo una fase di avvicinamento alle Alpi Occidentali di circa 75 km si affronta una sequenza di 4 GPM attorno e oltre i 2000 m senza soluzione di continuità.

Si scalano il Colle dell’Agnello (2744 m), il Col d’Izoard (2360), il Col de Montgenèvre (1854) e l’arrivo è al Sestriere (2035 m).

Si accumulano circa 55 km di salita tra il 6 e l’8% con punte massime in diverse occasioni attorno e oltre il 15%. Si percorrono circa altrettanti chilometri di discesa veloce e impegnativa.

Le strade sono tutte di media larghezza e in buono stato per il manto stradale.

Ultimi chilometri tutti sulla ss.23 con carreggiata ampia e ben pavimentata. Da segnalare una piccola rotatoria ai 300 m dall’arrivo. Rettilineo d’arrivo di 250 m su asfalto largo 7 m.

Semplicemente pazzesco!

Mi auguro che i nostri lettori siano interessati a conoscere qualche dettaglio turistico collegato alla tappa di oggi, che passa, tra l’altro, tra i più bei panorami alpini delle Alpi Cozie. Varrebbe la pena osservare dall’alto dell’elicottero anche solo una piccola porzione del giro, il gruppo quasi dolomitico del Pelvo d’Elva, l’ardito Monviso con la mostruosa parete nord e il colle “delle cadreghe”, vista la loro vicinanza rispetto al colle dell’Agnello dove passa il giro.

Come descritto nell’articolo sulla tappa 19, vi suggeriamo di prenotare il Pacchetto Esperienza pensato in esclusiva da Promotur per il Giro d’Italia. Trovate tutti i dettagli qui: promoturviaggi.it/giro-ditalia/

Pronti per lo start ufficiale! Si raggiunge il KM 0 e poi via con il gruppo: “siete dentro la corsa”!

Ed ora, a parte la tappa del pomeriggio attraverso le nostre valli alpine, partiamo anche noi con mappa o navigatore da Alba, che già è stata raccontata in un altro nostro giro, per raggiungere, dopo aver superato il Tanaro, il paesino di Cinzano.

Il nome prestigioso richiama la storia di una delle piu’ antiche vinicole aziende d’Italia, nata a metà del ‘700 per produrre una specialità torinese di Vermouth e poi, su incarico del Re di Piemonte e Sardegna, di emulare i metodi francesi di produzione dello Champagne.

Nelle vicinanze, dobbiamo fermarci un momento nell’antica Pollenzo, o “Pollentia” che Plinio il Vecchio segnala fondata nel II sec. a.C.,. In questo pianoro, ai bordi del Tanaro, pochi sanno che nel 402 ci fu la grande battaglia omonima in cui le truppe dei Visigoti comandate da Alarico furono sconfitte dal generale romano Stilicone ed obbligate a ritirarsi nell’Illiria.

A metà ‘800 il re Carlo Alberto promosse una grande trasformazione del borgo di Pollenzo, iniziando a costruire una fattoria all’avanguardia che occupava l’omonimo castello e tutti i vigneti intorno. Proprio questo è il motivo che da queste antiche radici è sorta ora l’Università degli Studi delle Scienze Gastronomiche, gestita sotto l’egida di “Slow Food”, l’importantissimo sodalizio che ha salvato e tutela la biodiversità, il lavoro agricolo e gli allevamenti, creando intrecci, cultura e informazione a livello mondiale.

Il percorso del giro tocca, dopo Marene, Savigliano. Anche qui è obbligatoria una sosta.

Non basterebbe mezza giornata per ammirare il centro storico, passeggiando sotto i portici fino alla Piazza Santorre di Santarosa. Vale la pena dare poi uno sguardo al maestoso Arco di Trionfo e vedere il Teatro intitolato alle violiniste Milanollo. L’interno, stupendo, ha decori e pitture dei grandi artisti Pelagio Palagi, Pietro Ayres ed Angelo Moia, che lavorarono a Palazzo Reale a Torino. La parrocchia di S. Andrea è da visitare, così come le storiche sale affrescate, del Palazzo dei marchesi Taffini d’Acceglio, (grande famiglia di militari al servizio di Casa Savoia), che è il più importante tra i grandi edifici di Savigliano. Qui morì il duca Vittorio Amedeo I, marito di Cristina di Francia nel 1637.

La tappa del giro d’Italia corre veloce nella fertile pianura ricca di frutteti tra Lagnasco e Verzuolo, lasciando alle spalle città medievali importanti come Saluzzo e celebri castelli come Manta, già descritte in un’altra mia nota. Noi lo seguiamo da lontano, sostando un momento a Piasco, il borgo dove ancora oggi si costruiscono le arpe, per percorre, risalendo, il bordo dell’azzurro torrente Varaita che dà il nome alla Valle.

La strada inizia a salire: passiamo per Venasca con l’imponente e grandiosa chiesa parrocchiale barocca dedicata a Maria Assunta e da questo momento andremo sempre piu’ in alto, fino a Sampeyre e Casteldelfino. Sampeyre a quasi mille m. d’altitudine, è al bordo del vasto bosco dell’Alevè, la più grande pineta di pino cembro in Europa. Mentre Casteldelfino è già a 1300 m. in una conca in cui confluiscono le valli di Chianale e di Bellino. Entrambi luoghi di villeggiatura, ci ricordano le vecchie tradizioni occitane ed anche la cultura degli Escartons.

Saliamo ancora verso Pontechianale: lo spettacolo ai lati della strada è imponente, da una parte a sinistra, sbuca a tratti la mole del Pelvo d’Elva, mentre tra i tornanti, a destra, si ammira la spettacolare criniera del Viso di Vallanta e poi l’ardita punta del Monviso, “il signore delle Alpi Cozie”.

Ah, quanti ricordi di belle gite fatte da queste parti. Tra cui una che consiglio a tutti, perché assolutamente sicura e semplice da fare (sempre si ha la voglia di camminare…) che è il tour a piedi del Monviso, della durata di 4 o 5 giorni al massimo. Si percorre un anello di più tappe attorno al ”Re di Pietra” in una cornice paesaggistica unica, con panorami assolutamente impensabili ed in uno spazio protetto da due parchi naturali, uno in Piemonte e l’altro in Francia, nella valle del Queyras.

Lasciati i nostri prodi che affrontano la terribile scalata del Colle dell’Agnello, fino ai 2.745 m. del passo, per scendere poi nel Queyras e quindi risalire il colle dell’Izoard, noi ci fermiamo invece qui a Pontechianale, al bordo del lago della grande diga idroelettrica.

Cinquant’anni fa, fu evacuata e sommersa la frazione Chiesa per far salire il livello dell’acqua dell’invaso e tutte le case, insieme alla chiesa parrocchiale stessa (San Pietro in Vincoli) e al cimitero furono ricostruiti in un’altra località con il medesimo nome di frazione Chiesa.

Dopo aver cercato invano di intravedere alcuni resti delle case sul fondo del lago, riprendiamo il giro per rientrare a casa nostra, che per fortuna non ha avuto la stessa disavventura…

Carlo Buffa di Perrero

Presidente, Promotur Viaggi